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Mi è capitato per caso, di trovare sul web, il saggio L’Arte di Ascoltare, idee e spunti da un manuale pratico per apprezzare il silenzio e dar valore alle parole di Francesco Torralba

Torralba è professore all’Università Ramon Lull di Barcellona dove insegna Psicologia e Sociologia della trascendenza per la Facoltà di Psicologia, Bioetica per la Facoltà di Scienze della Salute, Filosofie Orientali e Storia della Filosofia contemporanea e Antropologia Filosofica nella Facoltà di Filosofia. Tiene Corsi e Seminari in altre Università della Spagna e del Sud America.

Lo riporto quale anteprima di quanto diremo nel post dedicato all’accoglienza del Cliente.

1. L’ascolto non è semplice passività. È meraviglioso trovarsi in compagnia di una persona che sa ascoltare: senza conoscerne la ragione precisa, vogliamo rimanere con lei il più a lungo possibile. Ascoltare significa saper rimanere in disparte, praticare la discrezione, essere ricettivi verso gli altri. Possiamo crescere solo acuendo al massimo le nostre percezioni, affinché la meraviglia che ci circonda trasformi il nostro essere. 

2. Ascoltare e sentire. L’ascolto è un atto intenzionale, voluto, selettivo, il cui obiettivo è comprendere. Sentire è fisiologico. L’ascolto è la risposta a una ricerca. È correlato ad una aspettativa che ci siamo creati. Nessuno può obbligarci ad ascoltare. Ascoltare significa essere disposti a scoprire che non siamo nel vero. Volontà di capire è la base dell’atto dell’ascolto. 

3. Rimuovere i pregiudizi. L’ascolto esige una depurazione preliminare dai pregiudizi che offuscano l’immagine dell’altro. L’altro va sempre oltre l’immagine che ci creiamo di lui. Il dialogo e la pratica del viaggio interiore sono due potenti antidoti contro il pregiudizio. 

4. Prendersi il tempo necessario. L’arte del saper ascoltare richiede tempo. Mentre ci impegniamo ad esprimerci, acquisiamo una comprensione più profonda di noi stessi. Non finiamo mai di dire tutto. Concedere tempo all’altro per consentirgli di esprimersi è un requisito basilare. Esiste il tempo dell’espressione, ma anche quello della comprensione (da adulti comprendiamo le parole che nostro nonno ci diceva da bambini). Il tempo della risposta è posteriore a quello della comprensione (altrimenti c’è incomunicabilità). 

5. Sgonfiare l’ego Ascoltare significa voler entrare nel mondo dell’altro. È un modo di decentrarsi e dimenticare sé stessi per riempire la vita mentale con le parole dell’altro. L’ascolto è un atto di ospitalità. L’ascolto è anche un’incursione, quasi un’intrusione, nell’interiorità dell’altro. Ascoltare solo chi conferma le nostre tesi è un falso ascolto perché non c’è apertura. Ciò che abbiamo ascoltato plasma quello che siamo. La capacità di instaurare un dialogo è la vera umanità dell’uomo. 

6. Fare silenzio. L’atto dell’ascolto richiede la pratica del silenzio, non solo fisico, ma anche interiore. Il silenzio non è l’assenza di parole, ma una creazione interiore. Occorre far tacere le voci della mente, ma anche le urla del cuore. Dopo essere riusciti in questa impresa, l’altro risuona in noi, la sua presenza illumina le caverne oscure, e ci rendiamo conto di non essere soli. 

7. Discernimento. Discernimento significa distinguere con i sensi ma, soprattutto, con il pensiero. Distinguere chi merita attenzione e chi non la merita. Discernere con l intelligenza (che è la capacità di vedere dentro le cose ). Sondare perché dice ciò che dice e perché in un certo modo … lavoro difficile che esige la pratica dell’ipotesi. 

8. L’ascolto pietoso. La ragione di questo ascolto risiede nella gioia che l’altro sperimenta nell’essere ascoltato, una gioia contagiosa, che ci trasforma di riflesso. Ogni volta che qualcuno arriva a credere all’illusione che gli altri non portano nulla che già non conosce, pone fine alla sua crescita come persona. 

9. La paura di ascoltare. Se l’atto dell’ascolto è sempre intenzionale, anche l’atto del non ascolto lo è. Esiste una forma di piacere legata all’atto dell’ascolto. Ma in numerose occasioni l’ascolto suscita dispiacere (una voce stridula, urla incontrollate, discorso sgrammaticato, continue interruzioni, ma anche per contenuto … cose che non vogliamo ascoltare). La fuga studiata … è la paura di ammettere un fallimento, contemplare i nostri errori. 

10. La verità sopportabile. Esistono verità che fanno male. La menzogna possiede tre centri di gravità: mentire a noi stessi, mentire agli altri, mentirci reciprocamente. La veracità implica un certo coraggio interiore, non solo per chi la comunica, ma anche per chi è disposto ad ascoltarla. 

11. Il dialogo possibile. Il dialogo rende impossibile la cristallizzazione, l’indurimento del pensiero, trasformandolo in una realtà liquida che agisce autonomamente. Quando raggiunge lo stadio solido, smette di essere pensiero e si trasforma in dottrina, in un sapere ermeticamente chiuso per poter essere distribuito e ripartito in dosi specifiche. A quel punto il pensiero è morto, e rimane solo la gestione di quel materiale coriaceo che un giorno sarà vivo. 

12. Come ascoltare. Parlando insegniamo a parlare. Ascoltando insegniamo ad ascoltare. L’ascolto deve essere critico e anche autocritico (il vaglio della ragione, la coerenza e la precisione che fanno crescere) Ma quando si ascolta una persona, al di là di quello che dice, il fattore chiave è l’ascolto senza giudizio.

A voi i commenti.

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